Non da parte mia, ma di mia figlia ovviamente! Che, come tantissimi altri bambini, da un giorno all'altro ha dovuto rinunciare alla sua routine: scuola a tempo pieno, lezioni con le amatissime maestre, tempo con i suoi compagni, mensa e ricreazione in cortile. Per non parlare delle attività pomeridiane, sportive e non, e del tempo "privato", ovvero quello che ha già iniziato a trascorrere in camera sua, lontana dagli occhi indiscreti e invadenti di mamma e papà. Ho già parlato di come la preadolescenza si stia manifestando in casa mia, ma ogni giorno imparo qualcosa di nuovo. Oltre alle videolezioni - per fortuna ci sono state! - con le quali mia figlia ha ripreso i contatti in una forma che ricordava più o meno quella scolastica, anche i bambini hanno scoperto Zoom o Skype (che neanche io sapevo usare). E così, ogni sera, dopo cena, alle 20.30 scattava l'ora della videochiamata con gli amici, seguita, le prime volte, da qualche pianto. La scuola a questa età non è solo luogo di apprendimento, ma anche di contenimento: i bambini scoprono i loro limiti nella socializzazione, rapportandosi con gli altri ed entrando in contatto con esigenze diverse dalle loro; inoltre, è venuto a mancare anche lo sfogo fisico delle attività sportive, cosa che ha reso tutti i bambini molto più nervosi e irrequieti. I video inviati dalle associazioni sportive li hanno stancati in fretta e sono stati rimpiazzati da altre risorse online: videogiochi o social come il solito Tiktok, che ha imperato in questi mesi. Ascoltando i nostri figli parlare di scuola, viene fuori che hanno idee abbastanza chiare, nonostante la tenera età: lavori di gruppo, cineforum, insegnanti di madrelingua; e poi, corsi per imparare a parlare in pubblico, lezioni comuni a tutti ma anche alcune a scelta, in base alle proprie preferenze. Tanti vorrebbero più spazi verdi, fare lezione anche all'aperto, una piscina (!) e campi sportivi per intervallare le lezioni con attività motorie, ogni giorno. E gli insegnanti, come dovrebbero essere? Oltre che più giovani (....), i bambini vorrebbero docenti più competenti in tecnologia, meno formali e legati alla scansione oraria, o ai programmi stabiliti; disponibili a rivoluzionare la giornata, a presentare argomenti in maniera interdisciplinare, a mettere in scena spettacoli teatrali o musicali. Oppure, trasformare le interrogazioni in talk show, con ruoli definiti e interviste tra alunni, e poi visite virtuali nei musei, scambi culturali e viaggi all'estero, gemellaggi, creazione di podcast e siti internet per dare visibilità alla scuola, lezioni di social network. Quante idee si potrebbero realizzare con una maggiore collaborazione tra insegnanti e famiglie! Ma come si fa a realizzare tutti questi ambiziosi progetti senza considerare anche la parte economica e le risorse finanziarie? Eh sì, perché agli insegnanti viene data anche questa incombenza: rincorrere i bandi per trovare finanziamenti necessari ad attuare progetti e attività, meglio ancora se rispondono a temi contemporanei, come la pace, la sostenibilità ambientale, l'innovazione ecc. Altro che il docente come un banale impiegato statale, che vive nella comodità (e nella sicurezza dello stipendio) e considerato da chi lavora nel settore privato alla pari di una commessa part-time. Ma il rapporto con gli alunni è la vera ricompensa: a settembre, quando si torna a scuola, loro sono contenti di rivedere i compagni ma, se l'insegnante ci ha saputo fare, lo salutano con il sorriso. Per fortuna.
Ho riletto il mio lungo post su Milano, scritto esattamente un anno fa, quando provavo un amore incondizionato per la città e mi sentivo come Carrie negli episodi di SATC in cui “usciva con New York”, ma per forza di cose molto meno elegante e effortless di lei. Chiaro che la mia visione da turista, che va a Milano per mostre o altri eventi, non contempla le difficoltà e i disagi quotidiani di chi ci vive, lavora e si sposta da una parte all'altra della città, tutto il giorno, correndo senza sosta. Persone che alle fermate della metro ti spingono per prendere il treno sennò arrivano tardi al super posto di lavoro e poi sui social ti mostrano le stanze “ampie” due metri quadri spacciati per appartamenti e dati in affitto come se fossero quadricamere, alla faccia di Gianluca Torre, delle sue dimore di charme imperdibili e delle richieste milionarie ma “perfette”. Eppure, niente sembra scalfire l'immagine glamour e accattivante di questa città, in continua trasformazione, sempr...
Buonasera,
RispondiEliminaè confortante constatare l'esistenza di docenti che esercitano la loro difficilissima professione non per avere uno stipendio ma per trasmettere conoscenze e valori morali, oggi così dimenticati. Di recente ho assistito a una scena sconfortante: l'insegnante di mio figlio a ballare seminuda sul tavolo di un locale alle 3 di mattina in compagnia di persone ambigue, mi trovavo nel medesimo locale per la laurea di mia figlia maggiore. Assieme alla suddetta docente ce n'era un'altra della stessa scuola, palesemente sbronza che cercava di rimorchiare le persone ambigue attirate dalla prima. Non dico che un insegnante non abbia diritto di divertirsi, ma mi aspettavo un'elevatezza culturale maggiore. Mi sembra inoltre che Lei proponga progetti e attività extrascolastiche ai suoi allievi, cose che formalmente ( ma destinate a pochi) vengono proposte anche nella scuola di mio figlio, tali attività portano il nome della docente già citata come referente, peccato che di fatto la suddetta si svincoli da ogni dovere delegando ad altri; alla mia richiesta sul perchè le venga consentito di fare ciò mi è stato risposto che una bella donna attira di più. Quanta amarezza.