Quando, undici anni fa ho saputo di aspettare una bambina, come tutte le future mamme ho provato a immaginare come sarebbe stata: non solo che aspetto avrebbe avuto (dalla nascita ad oggi, è sempre uguale a suo padre!), ma soprattutto quali sarebbero stati i suoi gusti, i suoi desideri, i suoi sogni per il futuro. Speravo di trasmetterle le mie passioni e i miei interessi semplicemente condividendoli con lei e fantasticavo che le sarebbero piaciute le stesse cose che piacciono a me. Avremmo litigato, non troppo però, lei sarebbe stata diversa da me ma le sarebbe rimasto un tratto, un gesto, un modo di fare trasmesso dalla sua mamma in un dialogo continuo, a volte duro ma sempre affettuoso e mai geloso delle "altre" (mamme o bambine o donne della sua vita).
Mia figlia oggi è in piena preadolescenza e sta già mostrando le contraddizioni tipiche dell'età - secondo me è troppo presto ma i pedagogisti più autorevoli dicono che le ragazze delle ultime generazioni sono più precoci rispetto a noi - e il giorno prima è piena di energia, forza e determinazione, il giorno dopo è fragile, stanca e insicura. La mamma è il porto sicuro dove rifugiarsi se ci sono problemi (e speriamo continui così), ma inizia presto a non essere più l'unica figura a cui ispirarsi. Si dice che basti l'esempio, ma non è vero: le figlie hanno la loro visione della realtà, e già alle elementari le amiche sono lo specchio della loro crescita e formazione, perché con loro condividono i modelli di riferimento. Negli anni ho cercato per mia figlia gli stimoli e le esperienze educative più particolari e arricchenti: mostre e musei adatti alla sua età, laboratori di manualità e di robotica, attività sportive di tutti i tipi, all'aperto e indoor, sempre assecondando la sua richiesta di non gareggiare o esporsi (mia figlia non è competitiva e anche questa non è garanzia di felicità nella società attuale). L'ho sempre incoraggiata a scoprire cosa le piaceva, ad esprimersi creativamente, a immaginare storie con le decine di scatole di Lego ricevute in regalo ai compleanni, e non solo, ovviamente in versione Friends. Non le ho mai detto che un gioco o un'attività non sono adatte a lei in quanto femmina, perché non voglio che la sua vita e le sue scelte siano condizionate dagli stereotipi di genere: io credo davvero che una donna possa fare tutto e vorrei che anche lei lo pensasse, di se stessa e delle altre. Abbiamo letto insieme i libri della serie "bambine ribelli" per conoscere le storie di donne che anche in giovane età hanno realizzato cose straordinarie basandosi solo sulle proprie forze e capacità. Ma purtroppo, nonostante tutti i miei sforzi, nulla ho potuto contro Musical.ly, poi diventato Tik Tok: è il social del momento, su cui i ragazzi postano e condividono video e clip realizzati a casa propria e modificati con effetti e filtri resi disponibili dall'app. Il primo accesso mia figlia l'ha fatto di nascosto, aprendosi un profilo (privato, per fortuna) senza dirmi niente e pubblicando dei video come aveva visto fare alle sue tiktokkers preferite; io l'ho saputo per caso dalla mamma di una sua amica, che appunto la seguiva, cioè era una sua follower. Dopo averle forzatamente sospeso l'attività per alcune settimane, le ho concesso di riprendere a patto che io controlli i video postati e i profili da cui provengono i like, ma sono costantemente all'erta perché non voglio che diventi una fissata con i selfie, con l'immagine, della ricerca di gradimento da parte degli altri, né che corra il rischio di entrare in contatto con estranei e con adulti. Io non sarei contraria se lei davvero volesse, tra qualche anno, provare a fare l'influencer e non le farei mancare il mio appoggio - e la mia "sorveglianza". Ma non voglio che perda la sua innocenza né la spensieratezza dell'adolescenza, perché questi anni passano in fretta e qualunque strada sceglierà, per emergere dovrà studiare. E molto...
Voglio essere fiduciosa, allargare lo sguardo e insieme provare ad avvicinare la testolina e il cuoricino di una preadolescente, che sono stata anche io!
RispondiEliminaForse per noi tutto era meno possibile, meno apparentemente realizzabile, ma anche noi dicevamo da grande voglio fare l'attrice, la modella, la ballerina... A parte il desiderio di aderire ad un modello comune di riferimento, cosa ci stavamo dicendo se non che avremmo voluto essere, intanto, adulte, e poi essere belle, avere successo, amici, un mondo di riferimento...
Per tanto tempo da giovani ci siamo cullate nel regno dei desideri e delle possibilità, per poi costruirci, con l'esperienza, il nostro modello di successo, la nostra realizzazione personale nei talenti che con impegno abbiamo scoperto e coltivato