Le donne al lavoro (o meglio, molte donne) si sentono sempre in obbligo di dimostrare grande senso del dovere e disponibilità, per non deludere i colleghi e i superiori e accontentare al meglio le richieste di tutti. La logica vorrebbe che se non solo sei all'altezza delle aspettative degli altri, ma addirittura le superi - cosa probabile se sei molto attenta e brava nel tuo lavoro - gli altri dovrebbero ricambiarti con apprezzamenti e attestazioni di fiducia...e raramente questo avviene. Se sei efficiente e veloce, appena porti a termine un incarico te ne viene affidato subito un altro, senza un grazie e senza nemmeno avere il tempo di andare a prendere un caffè! E magari quel lavoro ti tocca anche portartelo anche a casa. In questo modo rischi però è che il sovraccarico di lavoro, unito alla mancanza di gratificazioni, possa portare ad un veloce punto di non ritorno: il rifiuto verso quel lavoro, che fino a quel momento ti piaceva tanto, e verso l'ambiente, che si è dimostrato chiaramente tossico, fino ad arrivare a manifestazioni psicosomatiche come mal di testa o di schiena o qualunque cosa che ti costringa a letto risparmiandoti ti andare in ufficio.
Cosa fare allora? Se la situazione è sopportabile, puoi provare cominciando a ridefinire la tua organizzazione, per esempio facendo una to-do list di cose da evadere in ordine di priorità e non tutte contemporaneamente, o raggruppandole per contesto, in modo da ottimizzare gli sforzi senza disperdere inutilmente preziose energie mentali. Aiutati con strumenti tecnologici che limitano le perdite di tempo e quando porti a termine un lavoro, concediti un piccolo premio: un dolcetto, una passeggiata, una pausa al bar con le colleghe (solo quelle che lo meritano), insomma fatti i complimenti da sola, se nessun altro te li fa. E se il modo in cui hai lavorato finora è stato efficace, cerca di usarlo sempre, eliminando quello che invece non ha funzionato.
Se però questi accorgimenti non bastano, allora c'è un'unica soluzione: diventare più egoista. Si, anche al lavoro. Non sono pochi infatti i casi di donne che, dopo aver accettato responsabilità anche pesanti collaborando fattivamente a risolvere questioni molto delicate, sono state ricompensate con indifferenza e addirittura ostilità, da capi e colleghi. E se non si è abbastanza corazzate o astute, il clima negativo può diventare logorante e indurci a lasciare il lavoro. Per non finire intrappolate in questo meccanismo "usa e getta", dobbiamo imparare a tutelare noi stesse, innanzitutto cercando di capire perché per noi il desiderio di soddisfare gli altri è così importante, anche a discapito della nostra serenità e del nostro equilibrio interiore. E poi, soprattutto, perché la paura del giudizio altrui ci impedisce di rispondere no a delle richieste che sono eccessive o non in armonia con il nostro essere, quindi non giuste per noi. Siamo brave e in gamba ma a volte siamo portate a credere di non esserlo abbastanza, e ovviamente a darcene la colpa, affannandoci nel tentativo di "mascherare" la nostra presunta inadeguatezza. Certo, non si può piacere a tutti, ma piacere a noi stesse è un dovere. E' un processo impegnativo e difficile ma ce lo meritiamo!
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