Il 22 febbraio scorso abbiamo festeggiato il compleanno di mia figlia. Sì, proprio così, festeggiato. Abbiamo affittato la saletta riservata di un bar accorsato ma dall'atmosfera familiare, abbiamo scelto gli stuzzichi e ordinato una torta a forma di unicorno. Abbiamo trascorso un piacevolissimo pomeriggio con le sue compagne di scuola, i loro genitori, i nostri amici più stretti e i nonni (!). Completamente ignari della gravità della situazione, che si sarebbe mostrata di lì a pochi giorni, abbiamo anche fatto un break di una notte in una nota località termale sul lago di Garda, un regalo di famiglia per il compleanno della piccola. Da allora la vita di noi tutti è cambiata totalmente. Stiamo bene e cerchiamo di affrontare con serenità la sosta forzata, che investe tutte le nostre attività: il lavoro, le relazioni, il tempo libero, le uscite, i viaggi. Io non sono mai stata molto mondana, ma mi pesa rinunciare alle chiacchiere con amiche e colleghe, anche se ora le vedo online, e mi mancano le uscite in nordic walking. Ho un tapis roulant comprato anni fa, in tempi assolutamente non sospetti, ma il bosco, la montagna, l'aria aperta non hanno paragoni. La montagna, in particolare, per me è davvero una metafora dell'esistenza: la fatica e la perseveranza nel mantenere saldo un obiettivo, cioè un punto da raggiungere, è ripagata dalla bellezza e dalla possenza dello spettacolo che si apre davanti ai nostri occhi, che sapranno sicuramente goderne, alla fine di questo momento di rinuncia alle proprie routine, abitudini e passioni. La poetessa polacca Ewa Radomska scriveva: "La fede muove le montagne, la pazienza raggiunge le cime", ed è così che adesso guardiamo alla possibilità di riprendere le nostre vite normali, con maggiore attenzione alla natura e una diversa e più matura considerazione per il prossimo (si spera!).
Ho riletto il mio lungo post su Milano, scritto esattamente un anno fa, quando provavo un amore incondizionato per la città e mi sentivo come Carrie negli episodi di SATC in cui “usciva con New York”, ma per forza di cose molto meno elegante e effortless di lei. Chiaro che la mia visione da turista, che va a Milano per mostre o altri eventi, non contempla le difficoltà e i disagi quotidiani di chi ci vive, lavora e si sposta da una parte all'altra della città, tutto il giorno, correndo senza sosta. Persone che alle fermate della metro ti spingono per prendere il treno sennò arrivano tardi al super posto di lavoro e poi sui social ti mostrano le stanze “ampie” due metri quadri spacciati per appartamenti e dati in affitto come se fossero quadricamere, alla faccia di Gianluca Torre, delle sue dimore di charme imperdibili e delle richieste milionarie ma “perfette”. Eppure, niente sembra scalfire l'immagine glamour e accattivante di questa città, in continua trasformazione, sempr...
Commenti
Posta un commento