...e invece fossi maschio? Che mamma sarei con te, più severa o più comprensiva? Pretenderei da te la stessa responsabilità e attenzione o ti lascerei maggiore libertà? Se le maestre mi dicessero che a scuola sei un po' troppo vivace, minimizzerei o ti metterei in castigo? La logica vorrebbe che non ci fossero differenze nel modo di essere madri e di educare un figlio, maschio o femmina che sia, ma in questi anni ho avuto davanti agli occhi esempi che mi hanno detto esattamente il contrario. Eppure è necessario provare a dare a maschi e femmine la stessa educazione, se in un futuro meno lontano vogliamo sperare di vedere una società più equa e giusta, con uomini amici delle donne e non in conflitto con loro. Negli anni del femminismo sono state le donne ad avviare il cambiamento culturale, ma non si può dire che oggi non ci sia più bisogno di agire ancora in quella direzione; è necessario che questo compito sia portato avanti da uomini e donne assieme. E le mamme dei maschi sono fondamentali: possono insegnare loro a sapersi gestire, a essere autonomi, a prendersi cura degli altri senza per questo sentirsi né supereroi o né esseri inferiori e ad accettare un rifiuto sopportandone la frustrazione. Quello che insegniamo alle figlie dovremmo insegnarlo anche ai figli: il senso della giustizia, l'empatia, la consapevolezza che uomini e donne meritano le stesse opportunità, in base alle loro doti e alla loro preparazione e non in base al genere. Sembrano discorsi superati ma invece sono più che mai attuali. Per alcuni uomini può essere dura accettare di perdere i privilegi che derivano dall'essere maschio, dal non dover alzare un dito in casa all'essere gli unici candidati ad un incarico di lavoro prestigio e le madri hanno la possibilità e il potere di cambiare questa mentalità, insegnando l'uguaglianza di genere. Essere sensibili e dolci non è segno di debolezza, si può essere forti senza diventare prepotenti e arroganti, si può sviluppare un sano e onesto senso della competizione mantenendo correttezza e lealtà: bisogna, insomma, insegnare nuovi valori, oltre al rispetto per se stessi e per gli altri. Ma a questo punto mi domando: i 45-50 di oggi da che pianeta arrivano? Lavorano fuori casa, anche fino a tardi e a volte nel weekend, ma, a differenza dei loro padri, amano dedicarsi ai figli e trascorrere del tempo con loro (un po' meno dare una mano in casa, ma le faccende non rientrano nella top list della maggioranza della popolazione). Sono casi anomali? Io li definirei coraggiosi: se ne infischiano degli stereotipi sull'uomo patriarcale e rispondono al sessismo sforzandosi di dare a chi li ama la versione migliore di sé. Certo, c'è ancora tanto da lavorare: l'uomo medio ti interrompe o si distrae mentre parli, è generalmente convinto di saperne più di una donna su qualsiasi argomento, alle richieste della moglie reagisce con una battuta ironica sul ruolo del maschio in casa e i panni sporchi camminano da soli fino al cestino del bucato. E naturalmente, dal suo punto di vista, la fidanzata, la compagna, la moglie è troppo pignola e invece di accontentarsi, esige la perfezione nella performance domestica. La cosa non cambia in ambito lavorativo: si può anche arrivare secondi nella sfida della lavatrice, guai però ad arrivare secondi fuori casa, in ufficio o nello sport. Certi pregiudizi, nella generazione media attuale, continuano a resistere, ma io confido in quelle future. Qualche settimana fa ho sbirciato nella chat della classe di mia figlia, che è nel mio cellulare - lei non ne ha ancora uno tutto suo...eh, che mamma crudele - e un compagno ha chiesto di passargli i compiti già fatti. Risposte? Dagli altri maschietti, nessuna. Dalle bambine, una serie di no e un ultimo, bellissimo :"fatteli da solo!". Viva le donne...
Ho riletto il mio lungo post su Milano, scritto esattamente un anno fa, quando provavo un amore incondizionato per la città e mi sentivo come Carrie negli episodi di SATC in cui “usciva con New York”, ma per forza di cose molto meno elegante e effortless di lei. Chiaro che la mia visione da turista, che va a Milano per mostre o altri eventi, non contempla le difficoltà e i disagi quotidiani di chi ci vive, lavora e si sposta da una parte all'altra della città, tutto il giorno, correndo senza sosta. Persone che alle fermate della metro ti spingono per prendere il treno sennò arrivano tardi al super posto di lavoro e poi sui social ti mostrano le stanze “ampie” due metri quadri spacciati per appartamenti e dati in affitto come se fossero quadricamere, alla faccia di Gianluca Torre, delle sue dimore di charme imperdibili e delle richieste milionarie ma “perfette”. Eppure, niente sembra scalfire l'immagine glamour e accattivante di questa città, in continua trasformazione, sempr...
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