Gennaio si avvicina e con l'anno nuovo ci aspetta un passo importantissimo: l'iscrizione alle scuole superiori. E' da un pò che ne parliamo, a casa; il papà fa il tifo per il liceo che ha frequentato da ragazzo e a cui è legatissimo da ricordi felici e non solo - lì nostra figlia avrebbe anche la possibilità di proseguire con gli studi di strumento musicale ma non rientra nei suoi progetti (si è cimentata, è stata ed è brava, ha studiato e imparato a suonare il flauto traverso ma questa esperienza probabilmente si concluderà a giugno prossimo) - e lui è stato subito messo a tacere. Io, quando ho osato prospettare un'alternativa, cioè un istituto tecnico ad indirizzo turistico, sono stata zittita da entrambi. E' anche vero però che non si può forzare una scelta così importante per il futuro e che i nostri figli devono sentirla propria, dal momento che nella scuola scelta trascorreranno cinque anni della loro vita. Allora siamo andate a visitare i licei della città ( fatta eccezione per lo scientifico), sui tecnici abbiamo fatto un pensierino estemporaneo, subito passato perché gli studi informatici e economici non rispondono agli interessi di mia figlia, pur cavandosela discretamente in IT. Sicuramente a me, alla sua età, sarebbe piaciuta una scuola nell'ambito delle relazioni internazionali e del turismo, che sono materie molto attuali e interessanti e che forse anche per lei potrebbero rappresentare un'opportunità. Ma ai miei tempi la scelta delle scuole superiori era più facile; l'obbligo scolastico si assolveva alla fine della terza media e per chi voleva continuare gli studi, l'offerta formativa non era certo così ricca; pochi indirizzi e differenze nette tra licei, professionali e tecnici.
Alla fine, dopo aver visitato le papabili scuole durante gli open day e aver frequentato i laboratori orientativi in presenza e online, sembra che la decisione sia stata presa: liceo linguistico. A me fa molto piacere, sono laureata in lingue e sono molto contenta che a mia figlia piacciono i viaggi e la lettura, che sia curiosa nei confronti delle altre culture e dell'attualità; forse ha capito che conoscendo le lingue è più facile aprire la mente al confronto con altri stili di vita - e procurarsi un panino e una bottiglia d'acqua quando sei all'estero. Non mi aspettavo di certo che avrebbe fatto delle scelte simili alle mie, ha una personalità ben definita e pensavo volesse differenziarsi da me; in più, in questo periodo ha molti interessi, segue serie TV, scrive storie e monta video e musica (ma guai a parlarle della scuola tecnica ad indirizzo multimediale). E' riuscita a mantenere i suoi gusti e le sue preferenze personali e anche crescendo, si conferma non competitiva: fa il suo lavoro senza sgomitare per esporsi ed emergere, non
è invidiosa e aiuta tutti; anche nello sport, partecipa alle gare ma si ferma prima dell'agonismo. Per questo probabilmente ha scelto un ambiente poco formale: non le piace essere etichettata e definita e desidera potersi esprimere liberamente; è molto creativa ma ha bisogno di essere incoraggiata da un ambiente non giudicante. E la scuola, purtroppo, lo è.
Quando poi le abbiamo detto che potrebbe anche insegnare, come noi, ci ha risposto che non se ne parla: non vuole certo fare la nostra fine (testuali parole), sempre a lavorare e sempre preoccupati. Siamo rimasti malissimo: dobbiamo proprio farle una brutta impressione in questo periodo! Io sicuramente non sono una donna in carriera; ormai da un paio d'anni non ricopro incarichi aggiuntivi a scuola e posso dedicare i fine settimana alla famiglia e alle cose che amo fare; sono finiti, per ora, i pomeriggi passati a controllare le mail e scrivere relazioni, e i pranzi della domenica con il telefono in mano. Quindi mia figlia non ha di fronte a sé il modello di una donna sempre fuori casa o presa dal suo lavoro al punto da stare collegata tutto il giorno senza neanche sedersi a cena con la famiglia; al momento, riesco a conciliare molto meglio il lavoro con le mie necessità di mamma e di persona, mantengo la mia indipendenza economica, che è fondamentale, come lo è la capacità di capire se i ritmi sono diventati talmente estenuanti da privarti della vita personale. E' difficile, io ho quarantaquattro anni e sto imparando adesso a ridimensionare le aspettative esterne e soprattutto il mio desiderio di compiacere persone che sono al di fuori della mia sfera privata; l'obiettivo è quello di diventare più forte nella gestione del mio tempo e delle mie energie per non trovarmene completamente priva ed essere costretta, per questo, a rinunciare a qualche piccola soddisfazione. L'ansia di fare mille cose contemporaneamente può investire anche le ragazzine che ritengono di dover dare il massimo, per carattere o perché credono che siano i genitori a volerlo, e spesso con mia figlia ne discutiamo; lei tiene molto ai suoi risultati ma sta tentando di capire, con le normali incertezze dell'adolescenza, quali sono le cose importanti per le quali vale la pena di sacrificare tempo e risorse in cambio di una gratificazione, e le cose che invece bisogna saper lasciare andare.
Poi però mi dice che lei vorrebbe fare il medico - colpa di Sky e dei Medical Drama che ci fanno credere di poterci laureare in medicina al Grey Sloane di Seattle - e non è che questo mi tolga preoccupazioni, se penso alla trafila per essere ammessa a gli studi e portarli a termine lavorando. Mi meraviglio di questa sua esternazione e mi sembra strano che abbia pensato ad una professione tradizionale, ben lontana da quelle innovative emerse negli ultimi anni, legate alla tecnologia digitale e ai social media. Sfogliando una nota rivista femminile molto attenta alle tematiche lavorative e professionali che riguardano le giovani donne, è chiaro che queste vadano per la maggiore, ma mia figlia non le conosce, è ancora troppo piccola per capire e i lavori legati agli studi matematici, all'analisi dei dati, alla programmazione informatica non vuole neanche sentirli nominare. Io la vedrei molto bene come podcaster, perché le piace tanto ascoltare, scrivere e raccontare storie; o esperta di e-commerce (negli acquisti lo è già) oppure progettista di videogiochi o creatrice di mondi nel metaverso. Ma a quanto pare, per il momento gli unici mondi che vuole esplorare sono ancora quelli che può raggiungere con gli amici o insieme a mamma e papà.
Commenti
Posta un commento