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Milanesi si nasce...Taylor's version

Ho riletto il mio lungo post su Milano, scritto esattamente un anno fa, quando provavo un amore incondizionato per la città e mi sentivo come Carrie negli episodi di SATC in cui “usciva con New York”, ma per forza di cose molto meno elegante e effortless di lei.  Chiaro che la mia visione da turista, che va a Milano per mostre o altri eventi, non contempla le difficoltà e i disagi quotidiani di chi ci vive, lavora e si sposta da una parte all'altra della città, tutto il giorno, correndo senza sosta. Persone che alle fermate della metro ti spingono per prendere il treno sennò arrivano tardi al super posto di lavoro e poi sui social ti mostrano le stanze “ampie” due metri quadri spacciati per appartamenti e dati in affitto come se fossero quadricamere, alla faccia di Gianluca Torre, delle sue dimore di charme imperdibili e delle richieste milionarie ma “perfette”.  Eppure, niente sembra scalfire l'immagine glamour e accattivante di questa città, in continua trasformazione, sempre
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I was a Barbie girl

Dopo aver rimandato l'appuntamento di qualche settimana, giusto per evitare l'arrembaggio, anche io sono andata a vedere il film di Barbie, estremamente grata verso mia figlia, che è venuta con me invece di organizzarsi con le amiche. C'era infatti qualche gruppetto di ragazze un po' più grandi della mia e tante bambine più piccole accompagnate dalle mamme; secondo me, le prime si sono abbastanza divertite, le altre, passato l' (eccessivo) effetto caramella dovuto alla sovrabbondanza del rosa e del fluo, si sono annoiate. Non è un film per bambine, è un film per millennials o per ragazze che hanno  già "sentito" da qualche parte le riflessioni odierne sul ruolo della donna nelle relazioni, nella coppia, in famiglia, sul lavoro, nella società e che ne parlano in gruppo, a scuola, con i genitori e magari anche con gli insegnanti. Altrimenti per loro il film alla fine può risultare troppo didascalico e poco cinematografico. Serioso più che serio, insomma, non

Quest'estate si diventa grandi

Per la prima volta dopo anni la programmazione di casa nostra, nei mesi da giugno a settembre, è decisamente cambiata: i centri estivi sono i grandi assenti della stagione 2023. Facciamo un breve "recap": abbiamo iniziato a quattro anni con la piscina, in pratica una replica fedele della scuola materna, poi il teatro con il corso di disegno e marionette (di cui, con mio grande dispiacere, non è rimasto alcun ricordo), poi il ritorno alla piscina, che è stato un must anche per tutti gli anni della scuola primaria e come ultimo, ma non meno importante, il centro estivo a tutto sport, grande amore vissuto fino in fondo, con il caldo, con i temporali, con le uscite giornaliere ai parchi acquatici, durato poco però - non per volontà di mia figlia ma per raggiunti limiti di età.  Quest'estate invece, fatti gli esami, la quattordicenne ha detto stop: finita la scuola, non si sarebbe alzata presto né sarebbe andata su e giù per la città per nessun motivo al mondo. In un primo mom

Milanesi si nasce...e io lo nacqui

Io adoro Milano. Posso dirlo? Forse l'ho già scritto in passato e non ho mai cambiato opinione. Sono nata lì, oramai 45 anni fa, e continuo a chiedermi come sarebbe stata la mia vita se i miei genitori non avessero deciso di riavvicinarsi alle famiglie quando ero molto piccola. Ci sono tornata per qualche giorno in "gita" quando ero ragazzina e poi un paio di notti facendo scalo con un volo da Lisbona, poi non l'ho più visitata per anni, fino a che non  mi sono sposata. Sento forte il suo richiamo, come se ci fossero le mie radici, pur avendo vissuto lì solo due anni e non avendone alcun ricordo (sono stata informata, durante il primo governo Berlusconi, che abitavamo a Segrate. Ma pensa). Nonostante mio marito non abbia un grosso feeling con la città, ci torniamo almeno due o tre volte all'anno, per visitare qualche mostra o vedere i nuovi quartieri e anche lui non resiste alla foto d'ordinanza davanti alla sede del Corriere della sera o della Gazzetta dello

Fine scuola mai

Finalmente ci siamo. Sembrava impossibile ma ce l'abbiamo fatta: le scuole medie sono finite, gli esami conclusi, gli esiti pubblicati e in questi giorni stiamo lavorando per preparare la documentazione necessaria a perfezionare l'iscrizione alle scuole superiori. Mia figlia è contenta, sollevata subito dopo il colloquio e soddisfatta del risultato (noi genitori speravamo per lei in una maggiore gratificazione). Da adesso in poi, è tutto un rincorrersi di uscite per passare insieme ai compagni qualche ora in allegria, senza pensare a compiti e interrogazioni, mangiare insieme una pizza o anche solo un gelato, andare in giro in bicicletta a salutare chi è rimasto a casa, passeggiate in centro, fare festa in giardino fino a mezzanotte, stare tutto il giorno in piscina in attesa di andare al mare. Sempre tra di loro, compagni inseparabili di tre anni di vita e anche di più: in classe di mia figlia, alcuni si conoscevano dalla scuola materna e i legami si sono consolidati tantissim

19 Marzo, festa dei Dilf

Non chiamiamoli mammi, ma neanche semplicemente papà. Chiamiamoli Dilf, se sappiamo cosa vuol dire. Io l'ho scoperto la settimana scorsa: non è un nuovo detersivo che promette superfici brillanti né il protagonista di un nuovo film di fantascienza da guardare al cinema in 3D. E' un acronimo nato di recente, anch'esso in ambiente anglosassone/americano, di cui non si sentiva la mancanza ma che è stato evidentemente ritenuto indispensabile, tanto da derivarlo dal più noto - e già molto più discusso - Milf.  Dilf sta per "dads I'd like to fuck" e mi è saltato agli occhi mentre scrollavo il feed di Instagram, che mi mostrava le foto di un attore inglese genitore da pochi mesi, che spinge un carrozzino per le strade di Londra, con tanto di freccia ad evidenziare la curva dei suoi glutei durante la passeggiata; a seguire, una carrellata di foto di sexy papà, tutti attori, personaggi dello sport, influencer, cantanti, youtuber ecc. Sicuramente gran bei ragazzi, di et