Finalmente ci siamo. Sembrava impossibile ma ce l'abbiamo fatta: le scuole medie sono finite, gli esami conclusi, gli esiti pubblicati e in questi giorni stiamo lavorando per preparare la documentazione necessaria a perfezionare l'iscrizione alle scuole superiori. Mia figlia è contenta, sollevata subito dopo il colloquio e soddisfatta del risultato (noi genitori speravamo per lei in una maggiore gratificazione). Da adesso in poi, è tutto un rincorrersi di uscite per passare insieme ai compagni qualche ora in allegria, senza pensare a compiti e interrogazioni, mangiare insieme una pizza o anche solo un gelato, andare in giro in bicicletta a salutare chi è rimasto a casa, passeggiate in centro, fare festa in giardino fino a mezzanotte, stare tutto il giorno in piscina in attesa di andare al mare. Sempre tra di loro, compagni inseparabili di tre anni di vita e anche di più: in classe di mia figlia, alcuni si conoscevano dalla scuola materna e i legami si sono consolidati tantissimo, anche se tutti nel frattempo sono cresciuti, cambiati e hanno portato avanti i loro interessi in ambienti diversi da quello scolastico.
Io ho un pessimo ricordo degli anni della scuola media: ero più piccola rispetto agli altri perché avevo fatto la primina, la mia classe era piena di bulli, anche se all'epoca non se ne parlava in questi termini, anzi non se parlava proprio, i miei professori sono andati tutti ufficialmente in pensione nell'anno dell'esame finale ma ufficiosamente alcuni lo erano già da un pezzo. C'era molta competizione tra certi compagni, alimentata però dalle famiglie, non dagli insegnanti. Non esisteva la figura del coordinatore di classe e quindi vigeva il disordine più totale; è vero che la burocrazia scolastica, se paragonata a quella di oggi, in pratica non esisteva ma non è solo di quello che si occupa il coordinatore: la priorità dovrebbe essere formare il clima di classe e consolidare i rapporti tra compagni attraverso il rispetto delle regole comuni, che fanno stare bene tutti. Unire e non dividere per ottenere il controllo sul gruppo e - last but not least - gestire i rapporti con i genitori tutti: italiani, stranieri, interessati ai figli o meno, competenti di scuola o meno, partecipi o meno. Un incarico non per tutti e non da poco (anche se retribuito in maniera irrisoria un pò ovunque, da quel che sento).
Mia figlia ovviamente non ha termini di paragone, ricorda la scuola primaria come un prolungamento dell'età del gioco e dell'amicizia, con le maestre alle quali si poteva dare del tu e trascorrevano con i bambini tante ore della giornata e le attività fatte solo perché erano belle e divertenti e non perché dovessero essere per forza valutate con un voto. Della scuola media è felicissima per le relazioni con i compagni, maschi e femmine allo stesso modo; nonostante qualche litigio, di ognuno mi parla in modo divertente e positivo, dimostrando che lei - e non solo lei - ha imparato già da piccola ad accettare gli altri per quello che sono, perché anche lei ha ricevuto affetto e apprezzamenti da tutti, anche da compagne di scuola più piccole di lei, che la invitano ad uscire con loro. E mia figlia ci va volentieri; sta bene insieme a ragazzine sincere e dirette come lei, peccato che spesso la sincerità sia sottovalutata e capiti di subire qualche pettegolezzo. Il bilancio è, in fin dei conti, positivo; oltre alle amiche, ha trovato l'amore per le lingue straniere e, negli ultimi mesi, anche un pò di fiducia in se stessa, che forse la porterà a non interrompere lo studio dello strumento musicale (ma non ne siamo ancora sicuri).
Ma la cosa più bella è stata vederla, qualche sera fa, insieme a tutta la sua classe (pochi non hanno partecipato e qualcuno, con dispiacere anche di noi genitori, ha risposto in malo modo all'interessamento nei suoi confronti) a casa di un compagno villa-munito con giardino monumentale, diventato subito ostaggio della dura legge del gol e del concorso "Miss maglietta bagnata ma pudica" vs "Mister petto di pollo nudo". Urla barbariche e bottiglie che i pargoli si svuotavano l'uno addosso all'altra - giustamente dopo aver mangiato la pizza e quando il sole era tramontato da un bel pò - hanno animato felicemente una serata già densa di affetto, quello bello, dovuto alla condivisione, alla conoscenza e all'accettazione reciproca. Li abbiamo guardati con la nostalgia di chi sa che questo tempo non tornerà indietro.
Riguardo a me, ho un bellissimo ricordo delle scuole superiori, anni intensi di formazione personale, relazionale e culturale. Invidio mio marito quando, una o due volte all'anno, si incontra con i suoi compagni del liceo; io non li vedo mai perché molti di noi sono in giro per l'Italia o anche all'estero. Spero che mia figlia faccia un'esperienza ugualmente bella e significativa da ogni punto di vista, che il confronto con un ambiente nuovo non la cambi, che possa restare sempre socievole, aperta, generosa e che impari a difendersi dalla slealtà e dalla furbizia senza perdere la sua trasparenza. Le auguro di rimanere determinata nei suoi propositi e obiettivi ma anche di non aver paura di cambiare opinione, di portare avanti con fierezza le sue convinzioni ma anche di saper ascoltare gli altri e rispettare chi la pensa diversamente da lei. Non vedo l'ora di conoscere questa meravigliosa ragazza e mi auguro di poterla abbracciare come quando era una fantastica bambina.
Che belle parole cara Chiara! Io sono sicura che da Martina avrete tante soddisfazioni ...e questo ve l’ho ripetuto tante volte...è determinata e soprattutto “ volenterosa”! Auguro quindi, a Martina un buon cammino ...con tutto il mio❤️
RispondiEliminaSono la nonna "terrona" di Martina e non posso avere che parole di apprezzamento per la "piccola". È sempre stata bravissima e i risultati si vedono. Un bacione e un abbraccio affettuoso
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