Ho riletto il mio lungo post su Milano, scritto esattamente un anno fa, quando provavo un amore incondizionato per la città e mi sentivo come Carrie negli episodi di SATC in cui “usciva con New York”, ma per forza di cose molto meno elegante e effortless di lei.
Chiaro che la mia visione da turista, che va a Milano per mostre o altri eventi, non contempla le difficoltà e i disagi quotidiani di chi ci vive, lavora e si sposta da una parte all'altra della città, tutto il giorno, correndo senza sosta. Persone che alle fermate della metro ti spingono per prendere il treno sennò arrivano tardi al super posto di lavoro e poi sui social ti mostrano le stanze “ampie” due metri quadri spacciati per appartamenti e dati in affitto come se fossero quadricamere, alla faccia di Gianluca Torre, delle sue dimore di charme imperdibili e delle richieste milionarie ma “perfette”.
Eppure, niente sembra scalfire l'immagine glamour e accattivante di questa città, in continua trasformazione, sempre in movimento, ancora ambita da persone di ogni età e presa d'assalto da giovani e turisti da ogni parte d'Europa e del mondo. Perché a Milano aprono ogni giorno nuovi locali, negozi di nicchia e temporary shops, bar e ristoranti etnici, musei e sale che offrono esperienze immersive, proiezioni, incontri con scrittori, cene e degustazioni, pranzi e appuntamenti al buio e ogni altro evento possibile, immaginabile e soprattutto non ancora realizzato.
E così, insieme a mia figlia ormai quindicenne, sono andata nella Big city come la donzelletta che vien dalla campagna, ingenua e speranzosa, per la sera del dì di festa, ovvero il concerto del Millennio: la tappa milanese dell'Eras Tour di Taylor Swift. Dopo aver comprato i biglietti esattamente un anno fa, collegandomi alla nota piattaforma di vendita e rimanendo in ostaggio del sistema per circa 40 minuti - poi ho saputo che mi è andata bene - e aver prenotato anche un salvifico pernottamento in albergo, pensavo di averla chiusa lì e che se ne sarebbe riparlato nel 2024. Invece…la goccia cinese ha iniziato a scavare la roccia e da quel giorno in casa nostra non si è parlato d'altro. In camera di mia figlia hanno fatto la progressiva comparsa poster (incredibile), foto, gadget vari e migliaia di perline con lettere, numeri e simboli vari per confezionare gli indispensabili braccialetti dell'amicizia, scambiati poi in treno, in metropolitana, fuori e dentro allo stadio - se li avessimo venduti adesso sarei su un aereo per qualche destinazione esotica.
Riguardo allo spettacolo, non aggiungo ulteriori commenti ai fiumi di parole che sono già stati versati ovunque: 45 brani cantati e coreografati senza soluzione di continuità, cambio di costumi ad ogni album per lei e i ballerini, fuochi da far invidia ad un fachiro, effetti scenici da fiaba. Taylor che interagisce con il pubblico e giganteggia sul palco dal primo all'ultimo minuto, sempre sorridente e soprattutto, alla faccia del solito divismo americano, puntualissima sugli orari di inizio e fine dello spettacolo.
Nel mezzo la sottoscritta, che di T.S. conosce cinque canzoni in tutto, di cui un paio neanche comprese nella set list della serata, durante l'esecuzione delle altre tre canzoni conosciute ha trascorso il suo tempo al bar a comprare bottiglie d'acqua senza tappo, e in fila al bagno, di cui altre 1500 persone ovviamente sentivano il bisogno nello stesso momento, riuscendo comunque a salvare l'udito e la dignità mentre la figlia urlava come un'aquila biascicando un inglese incomprensibile. Sulle condizioni dei bagni di San Siro stendiamo un velo pietoso, come anche sullo spiegamento di forze per i controlli all'esterno dello stadio, dove gli spettatori arrivano a scaglioni, che non era previsto anche all'interno - c'erano quattro anime a cui rivolgersi in caso di necessità - e soprattutto alla fine del concerto, quando 65000 persone si sono ritrovate tutte insieme a defluire verso l'uscita. Ma il colpo di scena finale ce lo ha riservato la metropolitana, la nuovissima M5, che sarà anche color lilla ma non per questo più dolce. Dopo aver regalato agli “swifties” - per scelta e non - tempi di attesa biblici - venivano fatte salire 450 persone per volta a fronte delle 2000 in fila all'ingresso - dopo cinque fermate si è bloccata per un misterioso guasto e poi ha chiuso definitivamente. Mia figlia ed io siamo riuscite faticosamente a salire su un carro bestiame mascherato da bus sostitutivo il cui conducente non ha trovato di meglio che scaricare i passeggeri, per metà di lingua inglese e provenienze varie - in mezzo al nulla all'una di notte, senza ulteriori spiegazioni e neanche qualche balla di fieno per consolazione. E dopo tre ore secche di musica dal vivo, le mie povere orecchie sono state lungamente e inutilmente torturate dagli stornelli delle compagnie di taxi che non rispondevano al telefono; nemmeno la tanto vituperata società di trasporto privato ha potuto compiere il miracolo in questa notte di follia, ma almeno mi ha delusa in silenzio. E dove non è arrivata la tecnologia o l'intelligenza artificiale, è arrivato, per fortuna, il tram per Cinisello: i grandi vecchi sono sempre i più affidabili. Siamo rientrate in albergo alle due del mattino e il receptionist si è anche stupito di vederci così presto: dopo partite e concerti a San Siro, pare che la storia sia sempre questa, se non peggiore. Dopo un mese, io sono ancora qui a maledirmi per non aver preso subito un taxi e per non aver pensato di scegliere una data dell'Eras Tour all'estero: avrei fatto anche un viaggio e visitato un posto nuovo, considerando il salasso che mi è costato andare “solo” a Milano. Ma udite, udite: è notizia di questi giorni, che a seguito di un attentato a Vienna, le tre date previste sono state annullate in fretta e furia dalla cantante in persona, in barba a chi, oltre al biglietto, ha comprato anche voli e pernottamenti. Avrà fatto bene? Che dire...è il Karma (Taylor's version).
Chi vi ha recuperato in taxi?
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